Sounds of life
può essere considerato un romanzo di formazione
e, pur essendo
ambientato nei cosiddetti anni di piombo
, precisamente nel 1978, la situazione socio-politica
fa solo da sfondo, pur influenzando parecchio i comportamenti, le ideologie e le scelte di vita
dei protagonisti. I temi trattati sono, ancora oggi, di scottante attualità: il rapporto, spesso
difficile e conflittuale, con l'altro da noi, col diverso
e il confronto-scontro con
popolazioni e culture sconosciute e misteriose. Nel romanzo si tocca anche il gravissimo problema
della violenza sulle donne e si cerca di spingere il lettore a riflettere su quella sottile linea,
oggi sempre più confusa, che separa l'amore dal sesso considerato come bene di consumo.
I protagonisti sono due giovani abbastanza comuni per l’epoca, caratterialmente diversi, ma affiatati.
Lei ambiziosa studentessa universitaria tiepidamente interessata alla politica, lui promettente
sassofonista jazz con qualche anno più di lei, insofferente alle regole e ai dettami della
vita borghese.
La vicenda, che nel primo capitolo è ambientata in Italia, nel secondo e nel terzo si sposta
nel continente africano con i suoi colori, suoni, atmosfere e tradizioni. L'Autrice, con poche
pennellate, riesce, di volta in volta, a definire l'ambientazione e a trasmettere al lettore
le impressioni, i turbamenti, le emozioni e gli echi di popoli e culture, per certi versi tribali,
ma dai quali l'arte moderna (scultura e pittura) e la musica del ventesimo secolo hanno ampiamente
attinto.
La musica è la terza protagonista, col suo grande potere di comunicazione universale attraversa
l'intero romanzo.
Il travagliato viaggio di ritorno dall'Africa su un cargo che trasporta caffè da Mombasa a Rotterdam
è il punto focale di tutto il racconto, è metafora della realtà, e una sorta di odissea dei
tempi moderni.
Lo stile di scrittura è diretto, fluido e capace di catturare riga dopo riga e la scelta
strutturale del racconto nel racconto
è particolarmente apprezzabile.
La storia è coinvolgente e non banale, trasmette emozioni e sensazioni e, a tratti, riesce a
sorprendere. Un libro da leggere tutto d’un fiato.
Stefania Cunè nasce a Napoli. Studia Filosofia presso l'Università La Sapienza
di Roma e
contemporaneamente frequenta i corsi di Teatro alla scuola Fersen. Si appassiona ad ambedue,
finché, a seguito di interessanti proposte di lavoro, abbandona gli studi universitari.
Collabora per anni con il Centro Sperimentale del Teatro di Roma e, in seguito, con vari
registi in qualità di attrice, aiuto regista, adattatrice di testi e produttrice.
Mette in scena spettacoli di cui cura adattamento e regia. Compie viaggi attraverso l'Europa,
l'India e diversi Stati dell'Africa. Attualmente vive fra Roma e la Maremma Toscana, dedicandosi
alla scrittura e all'antica arte del mosaico.