Dalle religioni rivelate, faziose, imposte, ereditate, alla libera ricerca di Dio Universale

Presentazione e commento del saggio
Mosso da una forza inesauribile che mi ha spinto, sin da adolescente, alla ricerca di qualcosa che potesse cambiare l’esistenza umana, dominata evidentemente dalla parte malefica dell’uomo, dal bruto che è in lui e dal conseguente male prodotto, a danno di se stesso, dei suoi simili, della natura. Individuando quindi, nell’istinto egoistico e di sopraffazione dell’altro, la radice più intima e profonda del male che origina dall’ego primitivo.

Successivamente mi si è presentato, in tutta la sua evidenza, l’enorme scarto tra i progressi della scienza e delle sue applicazioni tecniche e tecnologiche, e il quasi inesistente progresso e maturazione, dell’individuo e delle società moderne dal lato spirituale, verso quella che dovrebbe essere l’unica possibile strada da percorrere, per dare un futuro all’umanità : quella che porta verso il bene planetario, fondato sull’amore, alla ricerca del Dio creatore unico.
E’ per questo che non ho mai accettato e dato per scontato, il mondo così come è, sicuramente bloccato, ma da cosa , da chi? e perciò incapace di progredire sul piano spirituale. Per gran parte della mia vita ho accettato di vivere, ma senza mai troppa convinzione, secondo la tradizione, e adeguandomi ai disvalori della società in cui ho vissuto, compresa la religione cristiana cattolica.
Ho dovuto quindi ribellarmi a tutto ciò, e ci sono finalmente riuscito, anche perché convinto che solo così avrei potuto dare il mio piccolo-grande contributo ed avere la certezza di non lasciare il mondo così come l’ho trovato. A questo punto è nata spontanea una riflessione, il mio nuovo modo di rapportarmi con l’esistenza, e con la religione ha suscitato in me anche un sincero sentimento egoistico che mi ha fatto però, sentire appagato e in parte felice, non per aver ottenuto qualcosa, ma per aver dato e allora ho avuto la certezza che si, l’esperimento fatto su di me, poteva essere replicato infinite volte, tante quante sono e saranno gli esseri umani, tutti impegnati a produrre il bene di tutti. Ciò mi ha incoraggiato a proseguire per quella strada.

E’ in questa fase che ho scoperto che un aiuto determinante mi veniva dato dalla cultura ellenico/romana, in particolare dalle preziose conquiste del pensiero filosofico greco che erano state, nella loro vera essenza, obnubilate, e rese sterili nelle loro effettive potenzialità, dalla potente desertificazione provocata dall’imposizione, a tutto il mondo conosciuto, dei precetti abramitici, che negano la possibilità della conoscenza in quanto considerata, alla stregua del massimo di offesa resa a Dio stesso. Questa la principale causa dell’abbandono della “paideia” quale vero, autentico e pertanto unico strumento educativo che consente il progresso dell’individuo e lo esorta “cogne te ipsum”, a comportarsi nel modo migliore, perché a suo vantaggio e a favore della società in cui vive.
E’ così che ha avuto origine il lungo periodo buio dell’umanità, interrotto soltanto, dopo più di 12 secoli, da qualche timido e camuffato, lampo di luce, di verità, coincidente con il Rinascimento, originario dell’Italia. In esso ha dominato un senso della vita sovrastato dal “senso di colpa” per il peccato, ma soprattutto si è radicata, in conseguenza di ciò, la convinzione che la sofferenza e la morte caratterizzano la vita dell’uomo senza alcuna alternativa. In questo modo veniva negata per sempre all’uomo, la possibilità di credere e di perseguire l’obiettivo della felicità sulla terra, proprio quella che invece era stata concepita e pensata possibile da raggiungere, la “eudaimonia”, da parte della elaborazione filosofica greca.

La prima preoccupazione del saggio è stata quella di dimostrare con quanta facilità è possibile verificare la falsità di una religiosità che prende origine e nome da Abramo, che secondo la tradizione, è il capostipite nonché il fondatore, da cui si sono poi originate le cosiddette religioni rivelate Abramitiche: l’ebraismo, il cristianesimo e l’islam.
Questa religiosità è basata sulla rivelazione di Dio, attraverso i sacerdoti, i quali custodiscono gelosamente il rapporto con il loro Dio. Tutti gli altri esseri umani debbono solo credere, “deducendo”, cioè basando la loro religiosità, sulla fede, vale a dire credendo alla rivelazione, parola di Dio, fatta direttamente da Dio, solo attraverso i sacerdoti, e riportata nella Bibbia, ritenuta pertanto, sacra.
Dimostrata la falsità della religiosità di derivazione Abramitica e quindi delle religioni derivate da essa, soprattutto contestandone la dichiarata impossibilità dell’uomo di poter applicare lo stesso metodo scientifico, anche per la ricerca di Dio. Infatti esso rimane l’unico che può dare all’uomo la certezza che il metodo di ricerca adottato è quello giusto in quanto basato sulla verifica effettiva dei fenomeni, siano essi materiali, mentali o spirituali.
La lettura del testo cerca di suscitare una insaziabile fame di verità e pertanto ritiene insensata e inaccettabile la pretesa dei sacerdoti, ai quali l’umanità ha, supinamente assegnato senza mai verificarne la giustezza né trovarne l’alternativa, ma sarebbe più giusto dire, che loro hanno preteso per sé, di mantenere la esclusiva cura della parte spirituale dell’uomo. Da sempre il metodo adottato dai sacerdoti e dalla loro teologia, e imposto alle genti, di rapportarsi con il Dio creatore, è stato quello “deduttivo”, cioè quello che fa discendere il rapporto con la divinità a partire dalla rivelazione, fatta solo al sacerdote, che diventa parola di Dio e pertanto indiscutibile. Parte fondamentale e sostanziale di quella rivelazione sta nell’affermare di aver trovato Dio, di conoscerne i disegni e addirittura i pensieri. Ciò risulta semplicemente assurdo.
Ma l’unico metodo accettabile, perché vero e verificabile è quello che ha portato l’uomo al suo notevole progresso materiale e intellettuale, nella conoscenza della natura, è quello “induttivo”.
Nella ricerca religiosa si parte dalla intuizione, come nel campo scientifico, solo che nel caso specifico essa è meglio definita quale “anelito” che l’animo umano prova, verso la conoscenza dei valori nella loro forma assoluta, quali la giustizia, l’amore, la felicità… e con essi Dio, e che l’uomo, in quanto tale, concepisce e sperimenta durante la sua esistenza, ma solo quali entità relative e finite. Ma è proprio dalla consapevolezza della finitudine del mondo intorno a sé e soprattutto dalla constatazione dell’irraggiungibilità della perfezione, che scaturisce, quella necessità incolmabile, quel desiderio di assoluto dei valori e cioè di Dio.
Tutto ciò dovrebbe stimolare l’essere umano ad abbandonare, per sempre, quella religiosità di antica origine, che ha fondato il suo successo sulla rivelazione , sulle superstizioni, sui pregiudizi, sulle paure ancestrali, e sui condizionamenti di ogni genere, compreso quello messo in atto dalle religioni Abramitiche, “il senso di colpa”, conseguente ad un assurdo peccato “originale” del primo uomo, consistente nel desiderio di conoscenza, ma forzosamente interpretato poi dai sacerdoti, quale atto di superbia contro quel dio, autodefinitosi, sempre secondo quei teologi, geloso di essere dio : tutto ciò costituisce l’argomento di riflessione oggetto del saggio.
Per concludere, confesso la mia ambizione, essa ha posto come obiettivo principale di trasmettere quella consapevolezza che per l’umanità c’è una unica strada da percorrere, quella che porta all’unità del genere umano, per il bene di tutti, nel progresso continuo si, ma anche e soprattutto nei valori dello spirito, per ridurre al minimo il distacco tra i due tipi di progresso, e attraverso la ricerca alla quale ogni individuo potrà contribuire, certi che non avrà mai termine, dell’unico e universale Dio.